Michael Jackson Truth & Confession by F. Z KHAN - Capitolo 7°UN UOMO SEMPLICE DALLE LABBRA ROSSE

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    Michael Jackson Truth & Confession by F. Z KHAN



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    - Capitolo 7°



    UN UOMO SEMPLICE DALLE LABBRA ROSSE



    "Avete mai visto un ragno intrappolato nella sua tela?"



    "Il tuo viso è diventato bianco come un giglio" Dissi cercando di essere gentile, ma non riuscivo a vedere alcun colore sul suo viso.
    "La tua famiglia non ha cercato di fermarti?" Chiesi
    Era il giorno successivo, una splendente e fresca mattina. Avevo iniziato la mia giornata con chiare e buone intenzioni.
    " Non permetterò che sia un 'fiasco' " Ricordai a me stessa " Una esperienza spirituale merita di essere apprezzata e la vivrò con più riconoscenza
    "Ooh, tentarono" Rispose l'anima con un sorriso. " Ma dissi loro di lasciarmi fare cosa volevo. I soldi sono miei, la vita è mia, il corpo è mio, dissi loro. Ti confesso che non fui in grado di sentire o ascoltare le voci della ragione. Ero proiettato in avanti.." disse muovendo la mano come se fosse una navicella che sfrecciava nello spazio, " in quello che pensavo di volere"
    Lo sguardo del fantasma era luminoso e attento.
    "E cosa mi dici delle tue labbra rosse?"
    "Vuoi dire il mio rossetto rosso?" Domandò con una risata.
    "Si, il tuo rossetto rosso"
    "Oh ,Rappresentavano una dichiarazione" rispose
    "Sembravi quasi effeminato" Risposi senza pensare, non riuscii ad essere più diplomatica di così "Perché l'hai fatto?"
    Stava in piedi con gli occhi bassi, poi alzando lo sguardo disse
    "Non secondo me; il rosso per me significa passione" disse "Significa energia e amore. Ho scelto quel colore per il suo significato. Ero un uomo innamorato, della mia vita, la mia musica e il mio pubblico. Erano un simbolo del mio amore per la vita, i fans, gli amici, chiunque"
    "Ma hai appena detto che erano un dichiarazione. Quale dichiarazione?"
    "Stavo dicendo che ero innamorato della mia energia, vita e vigore. Per mezzo delle mie labbra rosse dicevo Vi amo ".
    "Allora non fu una scelta commerciale e d'affari per dare un look all'artista?"
    "Anche" sorrise "Ma voleva anche dire, vi amo, agli amanti della mia musica"
    "Sai che i mimi colorano le labbra di rosso come anche i clowns?" Domandai al fantasma. Non riuscivo a capire perché egli avesse bisogno di un rossetto rosso per manifestare il suo amore al mondo.
    Rise alle mie parole e sembrò molto divertito "Quello che stai dicendo è vero" rispose con un gran sorriso "Comunque la mie labbra rosse non erano in silenzio come quelle dei mimi, non raccontavano la vita attraverso una parodia come quelle dei clown. Le mie labbra erano rosse perché esprimevo attraverso di esse tutte le mie parole, le mie poesie, le mie canzoni, le mie passioni, e il mio amore. Il loro colore rosso simboleggiava quello che sentivo dentro di me." Rispose con un ampio sorriso.
    "Ti piacevano davvero?"
    "Era solo un segno, non la mia personalità" Rispose dolcemente.
    "Ok. accetto la tua spiegazione"
    "Grazie" Sorrise
    "Okay, ora basta domande su di me. Dimmi di te" Disse inaspettatamente.
    "Cosa vuoi dire?" Dissi , certa che stesse cercando di sfuggire ad altre domande.
    "Si, di te" Rispose sorridendo.
    "Non ho molto da dirti" Risposi cortesemente, nonostante trovassi impertinente la domanda.
    L'anima era quieta. Forse la mia reazione non fu quella che pensavo e che lui aveva immaginato. Ero confusa per quell'inaspettato silenzio, ma non potevo raccontare la mia vita ad un estraneo, anche se era morto. Perciò aspettai che il fantasma parlasse, sperando che lo facesse.
    "Non siamo completamente felici, vero?" Disse alla fine. Sembrava una riflessione, scelsi di rimanere in silenzio.
    "Dimmi," Chiese in modo deciso il fantasma " Quando ti sei sentita completamente felice?"
    I suoi occhi erano spalancati e fissi, come se stesse ponendo la domanda a tutto il mondo.
    "No, non mi sono mai sentita completamente felice, al limite, per poco tempo" Risposi con sincerità.
    Mi guardò come se stesse sondando il mio cuore.
    "Io penso che la felicità sia un sogno e più irraggiungibile del successo" Disse lentamente "L'ho ottenuto ma non ero felice" Mi sembrò ancora una volta che l'anima parlasse a se stessa.
    "Io conosco i miei motivi, ma perché tu no eri felice?" Domandai alla desolata forma mentre pensavo alla sua vita meravigliosa.
    "Non ero felice perché la mia vita fu terribile e mi trovai in terribili circostanze." Rispose con il suo classico sorriso e modo cortese, sebbene il suo sguardo fosse profondamente pensieroso.
    "Perché, cosa accadde di così terribile nella tua vita? Tutti noi affrontiamo delle difficoltà e delle delusioni nelle nostre vite, come hai fatto tu. Quale fu il gran problema?"
    "Posso dirti soltanto come mi sentivo e mi sentivo malissimo. Mi sentivo isolato e solo".
    "Ti sei sempre sentito così?" Gli domandai, mentre il mio gatto Blackie arrivava da me, strofinandosi sui miei piedi facendo le fusa.
    "Più che mai" rise "Mi sentii molto isolato. Dovevo sempre interpretare un ruolo. Dovevo trovare un pretesto...."
    "Ma un pretesto per cosa? Scusami ti ho interrotto"
    Chiesi all'anima mentre cercavo di leggere cosa avevo scritto. La luminosità del sole mi rendeva difficile leggere le parole scritte a matita il cui tratto sembrava variare d'intensità a causa della luce. Stavo ancora in giardino, seduta sui mattoni rossi come ieri all'ombra delle palme.
    "Fingere di essere un uomo felice, attraente che era diverso dagli altri. Non ero diverso dagli altri" Rispose muovendosi. " Infatti ero una persona molto semplice dai gusti molto semplici. La felicità per me si trovava nelle cose pure, semplici e pulite della vita. Avrei potuto ridere di cuore ad un buon scherzo, sentirmi felice mangiando il mio dolce preferito e amare il tempo trascorso a guardare un buon film mangiando popcorn. Tutto questo mi rendeva felice, non le interviste, le brutte copertine, ed il viso coperto dal trucco." Gli angoli della sua bocca curvati verso il basso davano un'espressione triste al suo viso.
    "Sembrava ti piacesse tutto questo e lo si poteva vedere dal tuo viso, davvero." Dissi all'anima dato che l'unica immagine che avevo di lui in quel momento era quella di un viso felice e soddisfatto, con una brillante fiducia in se stesso ed eccitazione , circondato da fans adoranti.
    "No" Rispose scuotendo la testa "Non ero contento di quello che facevo. Ad ogni modo il riconoscimento professionale aveva importanza per me. Non mi ha portato la felicità ma solo la soddisfazione per i riconoscimenti al mio lavoro ma la possibilità di essere semplicemente me stesso non faceva parte della mia vita. Quando combatti e combatti , inizi a sentirti incerto su alcune cose e incertezza significa infelicità. " Sembrava un uomo che aveva scommesso ed aveva perso.
    Alzai gli occhi dal mio diario, mezzogiorno era passato ed il sole non era più così caldo e splendente; la calma tipica dei monsoni era ancora nell'aria. Era umido e la luce del giorno era velata come se avesse appena smesso di piovere. Ero circondata da una pace che sembrava divina. Ero tranquilla.
    "Significa che non ha senso combattere? Chiesi a me stessa.
    Il fantasma avanzò, guardandomi in una sorta di dimensione spirituale, come se stesse riflettendo sulla mia domanda.
    "Allora cosa dovremmo fare ?" Chiesi nuovamente.
    "Ti dico" iniziò la risposta e potevo vedere che si stava trasformando in una nebbia bianca e spessa. "Ti dico , e tocca a te decidere se credere, che la gloria risiede nel cuore. La fama non è ciò per cui si combatte. La cosa vera è come ti senti con te stesso" Rispose la figura nebbiosa e fosca.
    "E' forse perché avevi già avuto tutto che ne hai perso il valore?"


    ...CONTINUA...



    La presente traduzione è a cura di LoveIsMagical in esclusiva per A Place With No Name Forum. In caso di diffusione integrale o parziale è obbligatorio riportare il link della fonte originale e i dovuti crediti.



    Edited by LoveIsMagical - 11/11/2013, 23:07
     
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    Ci fu una risata al timbro lamentoso della mia voce.
    "No, non dovresti impegnarti per quello. La perfezione nel proprio mestiere è una benedizione, ma non significa vivere in tristezza. La tristezza non ha nulla a che fare con i risultati, l'amore o i soldi. E' un effetto collaterale del vivere una vita di...." Fece una pausa abbassando gli occhi, forse stava guardando dentro se stesso.
    "La tristezza è un sentimento di non appartenenza per l'essere separato e non essere in grado di vivere la vita per quello che è. Io non fui in grado di farlo." Rispose con la sua voce elegante.
    "Sei dispiaciuto per te stesso?" Risposi con poca sensibilità. Dalla sua fragorosa risata capii che aveva giudicato ironica la mia domanda. Il suo spirito acuto rivelava un sottile malumore.
    "No,no" replicò mentre agitava le mani incrociandole, come se stesse cercando di convincermi che era sincero.
    "Sono l'ultima persona che potrebbe dispiacersi di se stessa. Sapevo come amare. Il mio cuore era gentile e avevo ottenuto il mio sogno. Solo questo" la sua voce era depressa come i ricordi che stava raccontando."Non mi sono mai sentito felice. Avrei dovuto esserlo. La felicità fa parte della vita vero?" Mi guardò come se aspettasse una conferma. Annuii concordando con le sue parole.
    All'improvviso, mi colpì la stranezza che lo circondava . Una stanza spoglia costruita con grandi blicchi di pietra. Lui stava in pidei proprio nel mezzo, seduto su un divano Vittoriano foderato con prezioso velluto rosso scuro. Era impressionante, era l'unico mobile colorato in quella altrimenti desolata e vuota stanza costruita con mattoni scoloriti e sgretolati. Il loro colore , grigio talpa scuro li faceva sembrare ancora più macchiati e chiazzati; in più la stanza era fredda e umida.
    La silenziosa aria fredda rabbrividiva nella grande stanza e un cuore di ghiaccio sonnecchiava rumorosamente in un angolo.
    Tornata alla forma umana, l'anima aveva la testa appoggiata allo schienale del divano e sembrava assorta in pensieri profondi. La pallida fioca luce che proveniva dal vetro dell'unica finestra illuminava il suo viso con un bagliore dorato rendendolo innaturalmente brillante, come se ci fossero delle particelle d'oro .
    "Non trovai mai la felicità" Bisbigliò flebilmente, e " Dovetti soffrire per sopravvivere. Ora il ciclo della vita è completo e sono libero" Sospirò come un uomo logorato che aveva trovato sollievo nella fatalità.
    "Hai paura dell'ignoto?" Gli chiesi; una nebbia si depositò sul fantasma come un delicato lenzuolo di raso. Egli sorrise cortesemente
    "No, l'ignoto mi ha dato protezione, avevo paura quando vivevo nel'noto' " lo disse con un piccolo sorriso .
    Questa inchiesta spirituale fu, per me, una prova sul potere della morte, i suoi segreti ed il suo scopo . Tuttavia l'anima la descriveva in modo simile all'andare a dormire e svegliarsi.
    "La morte può essere un esperienza personale' pensai tra me e me' bene, dovrò aspettare il mio turno per saperlo "
    Dopo questo, mi congedai dallo spettro ed entrai in casa per il pranzo.
    Avevo fame e speravo di trovare qualcosa che mi piacesse. Fortunatamente c'era il mio piatto preferito , pollo in salsa e yogurt agrodolce Raita. "Ah chissà cosa c'è in tv" di buon umore accesi la tv e iniziai a gustare il mio pranzo. "Domani parlerò con lui. Sperando sia ancora qui in giro " pensai mentre mi sedevo sul mio divano che era molto più confortevole di quello in velluto rosso dello spettro.
    Le giornate stavano diventando sempre più calde e umide . Il clima afoso, umido e appiccicaticcio. Avrei aspettato ogni giorno l'arrivo della pioggia che avrebbe portato un po' di sollievo da quel clima appiccicoso nascosta nella mia stanza accendendo l'aria condizionata gelida che non mi piaceva .
    Tuttavia quell'isolamento mi diede la possibilità di ascoltare il bisbiglio del fantasma di scrivere sul mio diario senza alcuna distrazione.
    Ero una buona ascoltatrice ed il fantasma avrebbe raccontato belle storie.
    Avevo il forte desiderio di creare con parole semplici qualcosa di meraviglioso e puro come la Neverland di Michael Jackson.
    Era tardo pomeriggio e stavo facendo nuove domande al fantasma che era da qualche parte, seduto su una grande cassapanca in mogano scolpito. Una foschia nascondeva tutto e l'unica forma distinguibile era il fantasma.
    L'anima appariva tranquilla e seria non sorridente come al mattino.
    "Cosa pensavi veramente del tuo viso?" Chiesi
    "Cosa vuoi sapere?" chiese lui.
    "Voglio sapere cosa venramente pensavi del tuo aspetto"
    "I miei aspetti" Ridacchiò, un gran sorriso irruppe sul suo viso serio "la mia faccia è diventata un intermezzo comico in molti momenti difficili? Parliamo della faccia di Michael Jackson. Annoiati sul posto di lavoro? Condividiamo l'immagine del suo viso grottesco sui nostri cellulari o schermi dei pc. La faccia ha la responsabilità di aver dato sollievo a molti cuori tristi ed annoiati" Disse l'anima gioiosamente, come se Mary stesse saltellando con il suo piccolo agnello (Nota del traduttore: Mary Had A Little Lamb - Mary aveva un piccolo agnello , è una canzoncina per bambini, la trovate qui www.youtube.com/watch?v=u_K9hFxSvDM )
    Il suo aspetto era bello nel suo leggero bianco abaya ( abito orientale) dal taglio perfetto e con un turbante anch'esso bianco che copriva i suoi lucidi capelli neri che incorniciavano il suo stupendo viso bianco. L'anima sospirò e sentii che tutto appariva perfetto come in una bella scena di un film di Hollywood.
    "Sembra che tu sia consapevole di qualcosa. Spero che saremo in grado di continuare a parlare in un'atmosfera rilassata" Dissi al fantasma.
    "Non mi sento consapevole" Rispose sorridendo "Ma non sento alcuna connessione con quella vita ora. Sembra tanto tempo fa come in un'altra vita. Io ero l'uomo con la maschera, che era riservato, solo e che voleva essere così"
    "Hai fatto molti interventi chirurgici?"
    "Cosa vuoi dire con molti interventi?"
    "Altri oltre la rinoplastica?"
    "Mm" Borbottò " Mm, ebbene si, altre, oltre al mio naso" Sorrise improvvisamente. "Si, anche altre due" Rimase in silenzio e non sembrava che volesse parlarne di sua spontanea volontà.
    "Che tipo di altri interventi?"
    "Bene, dovresti sapere che avevo una fossetta al mento e ho avuto un intervento alle labbra. Secondo me le mie labbra dovevano esser più sottili per un piacere estetico. Ho effettuato interventi alle sopracciglia per ingrandire gli occhi, è tutto"
    "Non hai messo protesi agli zigomi?"
    "No, non l'ho fatto e non ho nemmeno avuto impianti alle natiche o alle coscie o alle costole" Quasi rideva mentre lo diceva.
    "Uno dei tuoi soci che ha scritto un libro su di te dice che avevi una protesi al naso. E' vero?"
    Il fantasma ridacchio molti divertito " Perchè avrei dovuto avere una protesi al naso?" Domandò " Ho dovuto ricostruire il mio naso , ma non ho mai indossato un naso di plastica"
    "Perchè lo avrebbe detto , se tu non hai mai avuto una protesi al naso, mentre sta dalla tua parte nel suo libro?"
    "Sta dalla mia parte?" Chese l'anima spalancando gli occhi. Perchè avrebbe detto che io indossavo una protesi al naso se stava dalla mia parte? Sta dicendo bugie su questo e gli amici non si difendono così solo coloro che non sono amici fanno così"
    "Hai delle cicatrici deriventi da tutti gli interventi?"
    "Si, la cicatrizzazione è il naturale processo della guarigione della pelle , avevo delle cicatrici che sarebbero scomparse col tempo"
    "Dov'è la maggior parte delle cicatrici?"
    "Intorno al naso e le labbra" Rispose senza battere ciglio.
    "Come mai non si sono mai viste?"
    "Beh, il trucco aiutava e aspettavo che le cicatrici si attenuassero un po' prima di apparire in pubblico, la mascherina aiutava" Sorrise.
    "Così la mascherina aveva solo quello scopo? Coprire le cicatrici?"
    "No, era utile anche per altre cose, ma si, il mio viso non si sarebbe visto in pubblico. Era una buona idea"
    "Io pero che tu sia onesto con me" gli dissi "Perchè suona come un copione"
    "No,no sono stato onesto" insitette il fantasma" Sto veramente descrivendo come mi sentivo. Stavo guadagnando soldi e fama ma sentivo quanto l'essere di colore potesse ostacolare la mia eccezionale attitudine ad esprimermi musicalmente. Mi sentivo così. Ero solito guardare il mio viso, il mio naso, i miei occhi, le mi labbra. Mi sembravano comuni e anche mediocri. Ignaro della bellezza umana e la sua perfezione, mi sentivo proprio comune" Disse come se stesse tornando indietro nel tempo.
    "Pensai, e se fossi stato bianco? Allora come sarebbe andata? Sarei piacuito di più, sarei stato più famoso, più desiderato e più popolare? Se avessi avuto un viso perfetto, come la perfezione della mia voce, della mia danza , io sarei stato un altro." Alzando in alto le mani e spostando avanto il torso e scuotendo la testa con un elegante ritmo disse " Sarei stato perfetto. Questo è quello che pensai. A quel tempo tutto sembrava vero, così logico ed ora " sorrise divertito" molto ironico. Proprio un bambino con molte idee, la maggior parte pessime" Sogghignò.
    La sua risata mi fece uscire dalla nebbia spirituale. Guardando in giro capii dove mi trovavo. Avevo sonno ed ero esausta. Ultimamente i miei sogni erano anche agitati, popolati di strane faccie e strane persone, che andavano e venivano nella coscienza intorpidita. Queste facce aliene e le apparizioni mi spaventavano, e mi rendevano vigile e irritata allo stesso tempo. Nonostante questo l'anima ed io iniziammo a darci a vicenda un pò più di fiducia .


    ...CONTINUA...



    La presente traduzione è a cura di LoveIsMagical in esclusiva per A Place With No Name Forum. In caso di diffusione integrale o parziale è obbligatorio riportare il link della fonte originale e i dovuti crediti.




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    "Quando andavi dai medici cosa ti dicevano?"
    "Avevo i soldi ed una faccia che volevo cambiare e loro erano pronti a cambiarla. Non fecero domande e la trasformazione iniziò più dentro alla mia testa che fuori ."
    "Cosa significa tutto ciò?" Dissi guardando il suo viso.
    "Fu un processo doloroso. Fu un difficile lungo periodo di interventi mal riusciti, sul mio viso, attraverso bisturi,lame ed aghi. All'inizio è andata bene, ma poi i cambiamenti non furono quelli che mi aspettavo" Sul suo viso apparve un'espressione angosciata" molte volte le cose andarono male ed essi dovettero rifarle di nuovo'
    "Cosa fu rifatto?"
    "Il mio naso, la fossetta sul mento e anche le sopracciglia. A volte i cambiamenti non si adattavano alla struttura ossea del mio viso e qualche volta non hanno eseguito un buon lavoro"
    "Qualcuno dei tuoi medici ti ha detto che potevi diventare dipendente dalla chirurgia plastica ?"
    "Dipendente dalla chirurgia ? No, io insistevo affinché essi rimediassero ai difetti lasciati dalla loro incompetenza ed essi mi dicevano che non pensavano che il mio aspetto fosse da ritoccare . Non volevo ascoltare il loro rifiuto a correggere gli errori: tutto qui"
    Mi guardò annoiato, e rimase in silenzio ovunque egli fosse .
    "Allora non eri dipendente dalla chirurgia estetica?"
    "No, non credevo in procedure invasive che non erano necessarie"
    Rispose amabilmente .
    "Quale fu la necessità di quelle che hai avuto?"
    "La mia professione" rispose con calma il fantasma "Avevo bisogno di quei cambiamenti per apparire al meglio davanti alla macchina fotografica"
    "Altrimenti non le avresti fatte?"
    "Soltanto il mio naso " rispose con uno smagliante sorriso .
    "Cosa ti aspettavi da tutti quegli interventi?"
    "Mi aspettavo la perfezione per dirla tutta. Volevo una immagine che dicesse questo è un talento nella forma più completa. Mi aspettavo una creatività impeccabile, una estensione della mia immaginazione"
    "E cosa ti hanno dato, se non quello che immaginavi?"
    "Mi è stata invece data l'imperfezione dell'incompetenza ed la mancanza di creatività. Per me l'abilità artistica di ogni genere è simile alla poesia, che è un flusso di emozioni e bellezza nell'esprimersi. Tuttavia, qualche volta, invece di sviluppare la loro arte per diventare degli esperti, le persone tendono a trattare loro stesse e la loro abilità come semplici nozioni tecniche. Un tecnico non può creare la bellezza o la perfezione di una visione. Ho incontrato più tecnici che esperti nel loro talento, nel campo della medicina. Soltanto ,forse, grazie alle preghiere di mia madre o dell'amore che i miei fans per me, io sono stato abbastanza fortunato di incontrare uno o duo esperti nel loro campo. Mi hanno salvato dal diventare la totale distruzione del mio aspetto."
    "Proprio vero" Dissi tra me e me "molti ciarlatani laureati in giro, alla ricerca disperata di soldi da prendere ai loro clienti"
    Era tardi pomeriggio e dal fresco profumo nell'aria capii che sarebbe stata sera di lì a poco.
    Blackie stava seduta nella veranda di fronte fissandomi con i suoi occhi verdi. Il suo pelo arruffato rivelava che aveva avuto qualche serio scontro con un gatto nemico. "Lui combatteva sempre per Brownie contro gli altri spasimanti" Pensai tra me e me. Brownie era stata il primo amore della sua giovane vita, una sciatta gatta striata. Avevo un lieve mal di testa e desiderai un tazza di te, chiesi al fantasma
    "Come reagirono i tuoi amici e quei cambiamenti? Erano colpiti?"
    "Non avevo molti amici" Sorrise vivacemente "E quelli che avevo non erano autorizzati ad interferire"
    "Ma devono averti detto qualcosa"
    "No, perché quando mi facevo operare non volevo incontrare nessuno finché non fossi stato meglio. Solo i miei manager e il mio staff personale sapevano"
    "Avevi molti amici leali a quel tempo?"
    "No,proprio non ne avevo. Tuttavia mi ci vollero vent'anni per capire che avevo uno o due amici sinceri nella mia vita. Quando ero ragazzo, ero solito avere dozzine di amici sinceri" disse con un ampio sorriso.
    Stava seduto sul davanzale di quella solitaria finestra ora, in quella spoglia, stanza di pietra. I raggi del sole scintillavano attraverso il vetro e si diffondevano giocosamente sul pavimento facendolo sembrare più vetusto e spoglio con la loro bagliore giallo. L'anima sembrava disinteressato e distaccato ma il tono della sua voce era live e piacevole.
    "Quando hai fatto il primo intervento?"
    "Avevo sedici anni quando ho fatto la prima rinoplastica"
    "E quante volte hai fatto la rinoplastica?"
    "Circa quattro" Rispose in modo gentile.
    "Circa quattro o solo quattro?"
    "Solo quattro" Rispose con un sorrisetto.
    "Solo quattro?" Chiesi di nuovo per essere sicura
    "Quante pensi ne abbia fatte?" Indagò con occhi scintillanti e largo sorriso.
    "Hai detto che avevi sedici anni. Qualcun altro dice che fu nel 1979 quando avevi ventuno anni"
    "No, avevo sedici anni quando ho modificato il mio naso per la prima volta" disse con insistenza.
    "Ti dispiacerebbe se facessi un controllo, per essere sicura?" Chiesi
    "Certo che puoi" l'anima mi diede il permesso in tono solenne, come un Re benevolo e gentile con un malizioso luccichio negli occhi.
    Iniziai ad esaminare le fotografie di un Michael Jackson sedicenne. Cercai di vedere se c'era qualche cambiamento.
    Sembrava che in alcune fotografie avesse un perfetto naso naturale ed in altre , alla stessa età, il suo naso sembrava più piccolo e ritoccato. Tornando al fantasma, gli dissi "Il tuo naso mi sembra quasi sempre lo stesso, ma solo in alcune e forse foto shoppate. Perché hai insinuato di aver fatto una rinoplastica?"
    "Perché l'ho fatta" Rispose felice "Perché l'ho fatta" disse ripetendo le sue parole.
    "Perché non si vede allora?"
    "Probabilmente perché è stata fatta solo per dare al mio naso un aspetto più equilibrato, ma mantenendo l'aspetto naturale del naso di un uomo di colore. I miei manager non volevano che avessi un cambiamento troppo drastico che sarebbe stato troppo ovvio e chiaramente visibile sullo schermo. In quei giorni la chirurgia estetica non era vista come un'ambito maschile. Era considerata come una dipendenza da cocaina, una cosa vergognosa da nascondere."
    Lo guardai come se la mia energia spirituale stesse cercando un'altro viso nel suo. Il viso di un felice, sano giovane che è semplicemente appassito nelle avversità del tempo, dando invece vita ad uno sfiduciato uomo triste.
    "Hai iniziato come un bambino normale. Cosa è accaduto andando avanti?"
    Guardando fuori dal vetro opaco che dava su qualche landa oscura, egli rimase in silenzio con la schiena rivolta verso di me.
    "Non sono sicuro" Lo sentii dire. " ma in me qualcosa cambiò. Fu il mio modo di rompere gli schemi, i modelli prestabiliti. Non ero un giovane felice" Si girò verso di me, il volto teso. La sua voce lieve e i modi gentili.
    "Ero genuinamente infelice; non era la vita che mi aspettavo e come sarebbe dovuta essere. Ero adirato e ferito dentro di me."
    "Cosa di rendeva così adirato?" Chiesi sentendomi preoccupata. " Ho capito che la vita può essere deludente, ma una vita deludente anche dopo che aveva dato così tanto, non lo capivo.
    "Solo quello" disse con un'espressione di taciuto dolore sul viso " All'inizio della mia vita iniziai a percepire la frivolezza di tutto questo. Fu un costante sforzo, un costante competizione. Ero pronto per quello, per passare davanti a tutti, ma l'ipocrisia era ovunque; regnava: ero anche un ipocrita, anche se non mi piaceva. Il fascino e i soldi arrivavano impacchettati in una scatola di inganni. Mi sentii sconnesso da tutto ad un certo punto"

    ...CONTINUA...



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    Mentre scrivevo i miei appunti, alzai lo sguardo al bellissimo sole che fiammeggiava di color giallo arancione e i suoi tenui colori si diffondevano nell'arde te orizzonte. L'aria respirava di pace e tranquillità. I raggi pallidi e leggeri cadevano sulle alte palme dando loro un tenue bagliore sfocato. Grandi piante di Pothos ( pianta dei soldi ) si arrotolavano attorno ai loro steli con le larghe foglie verde brillante incantevoli sotto i raggi del sole nascente . Ma l'anima era incurante di tutto questo. Sembrava vivere sotto la superficie delle sue tristi memorie.
    "Quanti anni avevi quando hai sentito che stavi cambiando ?"
    "Oh" o per un secondo "Intorno ai ventidue, ventitré . Fu l'età in cui iniziai a sentirmi irritato ed anche ostile verso le persone, specialmente quelle più vicine a me"
    "Perché ti sentivi così ?"
    "Devo andare " bisbigliò "tornerò più tardi".
    L'anima sparì per ritornare quasi subito"
    "Oh, sei tornato in fretta" Dissi.

    "Si" rispose come se non volesse dare spiegazioni .
    "Dove sei andato?" Chiesi ignorando il suo atteggiamento.
    Nonostante lo stress visibile, non sembrava nervoso .
    "Mia madre aveva bisogno di me" disse con voce gentile "stava piangendo. Sono andato a confortarla".
    Sentendomi triste per sua madre , gli riposi la stessa domanda fatta quando ci eravamo lasciati , circa il punto di svolta nella sua vita.
    "Cosa ti accadde all'età di ventidue ventitré anni, Michael ?" "Nulla " rispose " ero solo un ragazzo che stava diventando uomo, e quell'uomo era arrabbiato ".
    "E per cosa era arrabbiato quell'uomo?"
    "Forse è il momento di dire la verità . Non c'è più bisogno di nasconderla." Disse con voce delicata
    "Cosa hai dovuto affrontare ad una così giovane età, per cambiare così tanto?" Gli chiesi di nuovo.
    "Ho vissuto una vita piena di inganni, per tutto il tempo." rispose suadente " Pretendendo di essere ciò che non ero: che non eravamo come famiglia. Di portare lo stesso nome come ci amassimo anche se non c'era amore nei loro cuori. Di mostrare al mondo di appartenerci l'un l'altro , quando non era vero. Se lo vuoi sapere, avrei voluto lasciare il nido di famiglia molto tempo fa , non l'ho fatto per mia madre. Mi supplicò affinché rimanessi. Mi supplicava continuamente. Ero così stanco di quello che accadeva nella casa dei Jackson. Eravamo tutti come piccoli conta balle. Andavamo avanti, raccontando e fingendo di essere felici quando nessuno di noi lo era, ma dovevamo farlo per il bene del nome di famiglia."
    "Cosa significa che tutti dovevate contar balle per il bene del nome di famiglia? La reputazione della tua famiglia era in qualche modo in pericolo a quel tempo?"
    "Mi piace la tua domanda" Sorrise " Bene posso dirti che dovevo essere estremamente cauto, tutti dovevamo esserlo infatti. Eravamo preparati in questo campo e Joseph ce lo diceva, in effetti ci faceva il lavaggio del cervello, che un piccolo errore avrebbe potuto far finire il nostro sogno dorato"
    "Quale era il sogno?"
    "Ah si, il sogno" disse con la sua attitudine drammatica "Bene, dovresti sapere che stavamo per diventare la prima band di colore ad essere globalmente riconosciuta e a pari merito con le band di ragazzi dalla pelle bianca per fame e guadagni. Joseph voleva che i Jackson 5 diventassero la prima band di giovani di colore a guadagnare come i Beatles e per ottenere questo dovevamo diventare molto famosi"
    "Ma cosa aveva a che fare con questo la reputazione della tua famiglia?"
    "Joseph voleva dare al mondo l'immagina della famiglia perfetta. Insisteva che non dovevamo assomigliare a nessun altra famiglia di colore in America. I Neri Americani hanno una reputazione tipica e il resto dell'America non Nera li associa con basso tasso di alfabetizzazione, verbali per crimini e carcere, coinvolgimenti nella vendita o assunzione di droghe, violenza sulle donne e coinvolgimento in risse e gruppi malavitosi. Joseph voleva che noi avessimo un immagine, della famiglia di colore, che l'America non aveva mai visto. Voleva che la nostra immagine fosse quella di una onorata , nobile famiglia Afro Americana che si comportava con eleganza, amore, e lealtà gli uni verso gli altri. La verità è che noi non avevamo alcuna di quelle qualità nella nostra realtà. Avevamo gelosia e cattiveria e litigavamo molto tra di noi. I miei fratelli e mio padre erano impegnati in avventure con le donne e non importava loro di nascondere la cosa. Mia madre sapeva della vita notturna di Joseph ma non avrebbe detto nulla e si sarebbe isolata da tutti noi cercando di vincere i sentimenti di umiliazione e dolore che avrebbe sentito. Noi litigavamo per i soldi e quello era l'unico argomento comune della famiglia in cui tutti credevano. Ho pensato di prendermi cura di loro. Quello era l'unico punto che avrebbe tenuti uniti i Jackson" Sorrise sarcastico ed il suo sguardo era adirato.
    "Ma per quanto riguarda il sogno?"
    "Si, il sogno" sospirò l'anima "Si, quel maledetto sogno fu la ragione per cui tutti fingevamo di essere la famiglia felice ed unita che non eravamo. Joseph era un demonio ed io ero pieno di collera nei suoi confronti, contro il suo libertinaggio, le sue bugie e il sudiciume che portava dentro casa che era impossibile per me sorridere in sua compagnia. Tuttavia il compenso materiale ci avrebbe tenuti insieme. Il mio padre demoniaco, i miei gelosi e lascivi fratelli, la mia triste madre ferita nei sentimenti, le mie infelici e depresse sorelle ed io, il fricchettone di famiglia come mio padre gentilmente mi chiamava. Ha" Esclamò all'improvviso, "Ricordo come si riferiva me, 'dov'è il fricchettone' diceva ' ditegli che ho bisogno di soldi per... qualunque cosa fosse' " Michael raccontò questo schiaffeggiandosi una gamba.
    "Non hai ancora risposto. Avete realizzato il vostro sogno?"
    "Si, tutti" Rispose " Ognuno di noi a modo suo. Mio padre ha avuto una vita molto agiata, i miei fratelli si sono goduti la vita senza un decente giorno di lavoro, le mie sorelle sono diventate famose, mia madre è riuscita a separarsi da mio padre perché ha potuto permettersi di vivere lontano da lui ed io, ecco, io sono diventato Michael Jackson" Disse sorridendo e visibilmente compiaciuto.
    "Significa che sei rimasto con loro perché avevi lo stesso sogno?"
    "Naturalmente, avevo lo stesso sogno" rispose spigliato allo stesso tempo infelice "La mia sopravvivenza dipendeva da quello, dal diventare famoso perché soltanto dopo mi sarei potuto allontanare da Joseph, dai miei perfidi fratelli e dir loro che non dipendevo più da loro , per niente." Disse oscillando le mani nell'aria.
    "Perché non ti sei impegnato di più per andare d'accordo con i tuoi fratelli?"
    "Cosa!" Esclamò iniziando a ridere, cosa avrei dovuto fare ,secondo te, inginocchiarmi e supplicare il loro amore ed amicizia? Per favore trattieni i tuoi sciocchi pensieri. Conosco la mia famiglia come conosco le parole delle mie canzoni, dall'inizio alla fine."
    "Sei sicuro che non c'era speranza di avere un migliore, più affettuoso rapporto con gli altri tuoi fratelli?"
    "No" Sospirò lo spirito" Nessuno. Non potevo cambiare la loro natura ed il loro eroe era qualcuno che io detestavo, Joseph il demone. Loro lo seguivano, io no: Fui automaticamente bandito dall'esclusivo club Jackson."
    "Quanto assomigliavano a Joseph i tuoi fratelli?"
    "Abbastanza per essere come lui. I miei fratelli non sono stati in grado di separarsi mentalmente da lui, ed iniziarono a copiarlo. Credo che associassero la cosa ad una sorta di garanzia per avere successo nella vita. So che i miei fratelli pensavano che Joseph fosse una fittizia guida al successo. Ero triste perché potevo vedere e capire la connessione ed fui un ipocrita perché finsi di essere un Jackson felice, ma non lo fui mai. Nessuno di noi fu in grado di portare aventi relazioni felici perché non sapevamo cosa significa essere felici."
    "Non mi hai ancora detto cosa ti ha fatto infuriare. Tu ero più amareggiato rispetto ai tuoi fratelli. Io credo che tu senta anche adesso quell'amarezza. Cosa pensi veramente della tua vita?"
    "Spazzatura" Rispose con un sorrisetto.
    "Davvero? Tu definisci la tua vita spazzatura?"
    "Si, la spazzatura deve essere chiamata con il nome corretto" Rispose l'anima nel suo tipico modo scanzonato.
    "Ma perché la chiami spazzatura?"
    "Perché era così; un marcio, acre centro di progetti e cospirazioni per usarmi ed abusare di me"
    "Perché non hai gestito la tua vita?"
    " Cercai di farlo, ma i miei nemici erano i componenti della mia propria famiglia. Non sapevo come proteggere me stesso da loro senza ferirli"
    "Loro erano così tanto contro di te da chiamarli i tuoi nemici?"
    "Si, mio padre e i miei fratelli erano furiosi a causa del mio successo, il mio benessere, e il mio posto nel mondo dei cantanti e musicisti. Volevano il mio benessere, non il duro lavoro che mi aveva portato ad ottenerlo, volevano la mia fama ma non l'infinito impegno e gli sforzi che c'erano dietro; volevano il mio prestigio, ma non le incalcolabili ore di prove, gli esercizi e perfezionamento che stavano dietro. Volevano la mia vita ma non la mia fatica." Era rilassato ma serio mentre lo diceva.
    "Perché li chiami i tuoi nemici?"
    "Perché essi erano dietro a molti dei miei contrattempi, scandali e dolore " Rispose in modo gentile ma diretto.
    "E' per questo che eri così arrabbiato?"
    "Nel mio caso la mia rabbia era dovuta alle ingiuste circostanze che sono accadute soltanto a me, più che ai miei fratelli"
    "Questa rabbia deriva dalla tua giovinezza?"
    "Quando iniziai a capire, imparai ad osservare in silenzio. Si , ero giovane quando mi sono sentito sia oltraggiato che terrificato dalla mi vita"
    "Cosa ci fu di così terrificante nella tua vita?"
    "Sentivo il gravoso carico di responsabilità datomi da mio padre. Sembrava che io dovessi fare il lavoro per lui. I Jackson 5 erano un gruppo famoso: Tuttavia non tutti avevano lo stesso carico di lavoro. Si divertivano di più si esercitavano soltanto quel che bastava per essere decenti sul palco. Io, invece, ero quello che si esercitava duramente per ore senza nessuna simpatia o incoraggiamento da parte di mio padre. Ciò che era concesso ai miei fratelli non lo era per me. Essi erano ' gli aiuti per lo spettacolo' come mio padre li chiamava, tuttavia, gli aiutanti stavano vivendo una vita decisamente migliore del primo cantante, che essi chiamavano, piccolo Mike."
    "Come ti trattava tua padre visto che eri considerato il primo cantante?"
    "Come uno schiavo" disse l'anima con un gioviale sorriso. "Si supponeva che io dovessi sudare le sette camicie perché lo spettacolo dipendeva dalla mia esibizione ed si riteneva che fosse mio dovere onorare la mia responsabilità verso la famiglia. Joseph era presente per controllare che io non mi infiacchissi e continuassi ad esercitarmi perché era il sottoscritto quello che la gente veniva a vedere ed ascoltare. Non sopportavo questa cosa. Non sopportavo il duro lavoro e la fatica che dovevo fare da solo. Non sopportavo il fatto che Joseph aveva smesso di lavorare ed era diventato quello che portava aventi lo show. Non sopportavo che i miei fratelli non lavoravano la metà di quello che facevo io e che dovevo fare. Sentivo che non era giusto e avrei voluto protestare, ma mia madre mi diceva di aver pazienza perché mio padre e la mia famiglia avevano bisogno di me. Qualche volta pensavo si scappar via ma non avrei potuto sopportare la lontananza da mia madre e Janet.
    Joseph lasciò tutto e iniziò a nutrirsi con il duro lavoro di un piccolo ragazzo che aveva trasformato in uno schiavo. Ero uno schiavo famoso, ecco cos'ero."
    "Questo significa che Joseph aveva il completo controllo su di te?"
    "Mi controllava attraverso sua moglie e mia madre, Katherine. Lei rappresentava le manette che mi aveva messo per tenermi con lui. Però quando raggiunsi l'età di quattordici anni lui diventò quasi timoroso di me, forse ero anche più giovane. Mia madre era molto preoccupata. Sapeva quanto ero arrabbiato con lui. Sapeva che le cose ora dipendevano solo dalla mia generosità. Mi sentivo solo. I miei fratelli erano distanti da me. Stavo rapidamente diventando il Michael Jackson che il mondo conosceva. Sentivano che stavo diventando indipendente, e capivano quale distanza c'era tra il mio nome ed i loro. Realizzare che i Jackson 5 era lo show di un solista non era cosa che a loro piacesse molto. Erano amareggiato per quello, ma non era affar mio. Non sapevo cosa mi riservasse il destino.
    "Così avevi un rapporto come se foste estranei con i tuoi fratelli?"
    "Puoi dire che essi non sopportavano il mio successo e non sopportavano me. I miei fratelli non sono mai più stati vicini a me emozionalmente. Estranei è la parola giusta per il modo in cui interagivamo l'un l'altro, soltanto per soldi.
    "Anche tu hai interagito con loro per soldi?"
    "SI" Annuì l'anima "L'ho fatto anch'io, perché eravamo un gruppo e dovevamo presentare al pubblico il nostro lato migliore"
    "Cosa vuoi dire?"
    "Nulla , ho solo continuato a dedicarmi al mio lavoro e a migliorarmi,
    questo é tutto "
    "Cosa dici di tua madre e le tue sorelle ? Ti sei congedato da loro?"
    "Le mie sorelle e mia madre erano il mio conforto e le mie amiche. Mia madre si adoperava molto per vedermi tranquillo è confortato anche se doveva scontrarsi con Joseph per ottenerlo. Perciò anche se ero ai ferri corti con i maschi della famiglia avevo un buon rapporto con mia madre e le mie sorelle . Mio padre era un donnaiolo e portò i miei fratelli nella stessa direzione nello stesso modo in cui faceva del make a me. Non potevo dire a nessuno cosa provavo . Mi avrebbe reso vulnerabile allo sfruttamento di altre parti . Lo capii e tenni la bocca chiusa. I media dicono che non volevo crescere . Non sapevano che crescere fu la cosa che mi salvò e mi consentì di iniziare a comportarmi in modo indipendente e diventare indipendente . La mia età mi aiutò ha trattare i problemi da persona adulta: lontano dal mostruoso show che mio padre portava avanti . Il Piccolo Mike poteva essere tenuto sotto controllo ma non Michael Jackson. Il nome di Michael Jackson diventò velocemente conosciuto in tutto il mondo e Joseph non ebbe più importanza . I miei fratelli avevano difficoltà a rendersi indipendenti in quanto Joseph non aveva mai permesso ai suoi figli di pensare come adulti indipendenti. Egli diceva sempre che aveva abbastanza cervello per tutti noi, ma la mia testa non lo ascoltava. Non ho mai smesso di pensare con la mia testa. Ho continuato a lavorare per la mia indipendenza e l'ho ottenuta . Non volevo rimanere piccolo ed insignificante come mio padre. Tutto questo mi faceva arrabbiare . Ero così incavolato " scosse la testa incredulo " per come scorretti esseri umani possono trattare gli altri. Del modo scorretto in cui ci trattava Joseph. Decisi che non sarei mai diventato come mio padre".
    Mi guardò , nei suoi occhi la saggezza della sua età : profonda contemplazione traspariva dal suo viso .
    Mentre parlavamo , l'apparizione di trasformò da uomo adulto in un sorridente giovane uomo di bell'aspetto, con sorriso da monello sul suo giovane viso fresco di giovinezza per sempre.
    Ignorando la trasformazione, mi misi a scrivere, avevo una linga giornata davanti a me.
    "C'era quel vuoto in me" stava dicendo il fantasma "Non sono mai stato in grado di colmarlo. Qualche volta ho pensato che sarei caduto in quel vuoto, incapace di uscirne. Quello fu l'inizio , quando avevo diciannove, vent'anni e mi abituavo ad essere solo. Come se mi trovassi in un vasto deserto tra le dune di sabbia in un malinconico silenzio."
    "Cosa ha creato questo vuoto in te?"
    L'anima andò verso la finestra e guardò fuori. Aveva di nuovo il viso serio e triste dell'uomo maturo.
    "Non mi hai risposto" dissi gentilmente " cosa ti faceva sentire quel vuoto dentro di te?"
    "Non lo so" disse "Forse fu il successo. Lo desideri, lo ottieni e inizia a divorarti." Smise di parlare, come se non avesse più nulla da dire.
    "Sembri stanca" Disse bruscamente ed aveva ragione. Ero esausta.
    Chiudendo il mio diario, per quel giorno, lo salutai.


    FINE SETTIMO CAPITOLO






    La presente traduzione è a cura di LoveIsMagical in esclusiva per A Place With No Name Forum. In caso di diffusione integrale o parziale è obbligatorio riportare il link della fonte originale e i dovuti crediti.

     
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