Michael Jackson Truth & Confession by F. Z KHAN - Capitolo 2° Il talento di Michael

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    Dirty Diana

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    "Perché non ne sei stato capace?"
    "Nessuna ragione misteriosa. Soltanto i miei contratti, concerti e tours, i miei impegni professionali, impegni programmati per gli anni futuri e presunti impegni verso la mia famiglia, secondo mia madre."
    "Non hai goduto della rispettabilità e delle gratifiche che il successo ti ha portato? Voglio dire, non puoi negarlo, tu dovresti aver considerato il tuo nome e il denaro come compenso per tutto quello che hai dovuto sopportare" Insistetti perché era doloroso ascoltare le sue parole.
    "Celebrità? Non ho mai colto il significato di questa parola" Rispose con un sorriso caustico. "Sono stato elogiato, deriso, considerato amico, pugnalato, messo su un piedistallo, mandato al diavolo quando ero all'apice della carriera, glorificato e preso a sassate. Non riesco a pensare quale possa essere la vera definizione di quella parola, cosa è, e in che modo mi tocca. La luce dei riflettori può illuminare o bruciare. Io sono stato sia allontanato che bruciato da quel fuoco."
    La sera scendeva aprendo le sue ali scure. Ero quasi pronta a cedere dalla stanchezza, ma continuai a scrivere il suo canto del cigno con la mia anima in armonia con il cosmo.
    Michael parlava come se mi stesse raccontando la storia interessante di un giovane che una volta conosceva. La sua spiccata energia spirituale nascosta nell'ombra delle stelle, sussurrò queste silenziose parole.
    "Mi sentivo come un missile" stava dicendo"con i serbatoi pieni di carburante, pronto per partire alla volta dello spazio infinito , in realtà verso il dimenticatoio. Mi piacevano celebrità e successo e il potere che ne derivava ma..." Si fermò per cercare le parola corrette.
    "Come avrei potuto sopravvivere soltanto con il successo materiale" Disse dopo una pausa," Anche se so che molte persone possono farlo. Conosco persone che vivono soltanto per la ricchezza e il potere e sono molto soddisfatte. Io, a volte, mi sentivo soffocare. Un'espressione sofferente apparve sul suo viso pallido. " Non ero una persona che sarebbe stata felice di andare in giro indossando diamanti, abiti firmati e orologi costosi."
    "Cosa ti dava felicità?"
    "Ciò che creavo" Rispose"Le mie idee mi rendevano felice, non un capo d'abbigliamento o un diamante al polso o al collo. Ciò che creavo con il mio lavoro mi dava la fiducia in me stesso necessaria per affrontare la giornata con energia e speranza. Per me felicità era pensare, creare e manifestare i miei pensieri in un modo meravigliosamente magico a tutto il mondo ."
    "Quanto peserebbero secondo te il tuo talento e la tua creatività, senza la celebrità?"
    "Penso fu straordinario" Disse. "Il mio talento era la mia vita e non qualcosa separato da me. La mia creatività" si interruppe per trovare la corretta espressione." La mia creatività , qualche volta, mi ha sopraffatto. Le mie canzoni qualche volta non riuscivano a tenere il passo di ciò che pensavo. Era un potere immenso, difficile da gestire. Tuttavia ho assaporato ogni secondo , ogni nanosecondo ."
    Mentre lo ascoltavo, guardai per un attimo fuori dalla finestra, la notte era buia. Un leggero raggio giallo che illuminava le aiuole mi consentì di capire che mi trovavo ancora nel mondo terreno. Stanca ma entusiasta, la mia mente si era concentrata su quella forza vitale.
    L'aria era immobile. Il ventilatore da soffitto smuoveva l'aria pesante con le sue lame affilate e le tende ondeggiavano dolcemente. Ero stanca e volevo deporre la matita ed andare a dormire. Tuttavia la mia mente mi esortava ad andare avanti.
    Mi ero sempre posta domande sulla morte, sulla sua morte in particolare. Su come doveva essersi sentito quando aveva lasciato la sua preziosa esistenza terrena.
    "Eri preparato alla morte?" Chiesi.
    "No, non lo ero"
    "Hai accettato la tua morte?"
    "La morte è accettazione," fece una piccola pausa. Le labbra scarlatte spiccavano sul suo volto bianco come il calcare, "E anche un nuovo inizio. Ho accettato la mia fine ma ho anche accettato il mio nuovo inizio"
    "Come ti senti in quanto anima che ha lasciato dietro di se tutto ciò che le era familiare?"
    " Mi sento in ottima salute e in pace, più energico ma ancora umano. Mi sento bene e non più malato."
    "Eri malato prima?" Mi domandavo perché una persona ricca come lui che aveva accesso alle migliori strutture sanitarie, si lamentasse per la cattiva salute.
    "Si, fui malato per la maggior parte del tempo, anche psicologicamente . Avevo bisogno di pace e quiete ed invece intorno a me tutto era caotico e diabolico. Mi sentivo intrappolato come una mosca nella rete del ragno. Era una sensazione disgustosa e odiosa.
    "Non sei stato in grado di liberarti da quello stato d'animo durante la tua vita?"
    "No, ero immerso nel lerciume di altre persone. I loro peccati erano come un profondissimo lago nero e io dove io stavo affogando. "
    "E tu eri la vittima innocente?"
    "Io ero una vittima, vero" All'improvviso sorrise.
    "Come hai reagito a questo?"
    "Avrei potuto reagire?"
    "Hai tentato?"
    "L'ho fatto e più cercavo di fuggire, più affondavo. Era come stare sulla ruota panoramica che gira, gira in tondo senza una destinazione."
    "Non c'era via d'uscita?"
    "No, non c'era via d'uscita"
    Stava in piedi con entrambe le mani infilate nelle tasche posteriori dei pantaloni, i piedi all'infuori, e sembrava un ragazzo con la camicia parzialmente fuori dai pantaloni. Il contorno della sua figura sottile era ben definito, sul suo viso un'espressione solenne.
    Il legame spirituale stava diventando forte e le sue parole erano poco chiare .
    Volevo una spiegazione perfetta della profondità della morte. Il fantasma sorridente, tuttavia, rendeva più difficile, per me, comprendere i profondi segreti della morte.
    "Hai incontrato Dio?" Domandai alla fine, era quello che più volevo sapere.
    "Ho incontrato Dio?" Sembrava disorientato, "No, non l'ho incontrato" .Rispose con voce calma.
    "Ma tu sei morto. Non avresti dovuto aver già incontrato Dio?"
    "Cosa ha a che fare questo con l'incontrare Dio?" Mi domandò.
    "La morte è il percorso per arrivare a Dio, dovresti saperlo. "Ah, poi avrei dovuto allontanarmi" Rise sommessamente.
    "Pensi che questo sia divertente?"
    "Bene, sembra piuttosto divertente" Rispose a tono.
    "Quale è la prima cosa che hai visto, subito dopo la tua morte, se non Dio?" Domandai con veemenza
    Rimase in silenzio , i suoi occhi brillavano in uno sguardo fisso ed indagatore.
    "Appena dopo essere morto notai che ero solo" Rispose con voce dolce ma priva d'espressione.
    "I tuoi parenti non erano là ad accoglierti?"
    "Ho visto mia nonna, ma era distante. Non sono riuscito a parlarle."
    "Non hai visto nessun altro?"
    "Nessun altro" Rispose con tono irritato
    Era ovvio che non era un buon momento per risolvere il mistero. Forse lo spirito non aveva capito bene come io avevo pensato.
    "Raccontami qualcosa di Hollywood. La gente la definisce " il luogo più famoso del mondo" Cercando di rincuorarmi. Per il momento evitai di prendermela con il più splendente soggetto dell'intrattenimento.
    "Hollywood non è reale" Rispose il fantasma che non sembrava ne felice ne interessato.
    "Quello è il mondo più falso che potresti mai incontrare. Anche un sogno è più reale di quanto lo sia Hollywood. Lasciarla alle spalle è la cosa migliore che mi sia capitata"
    "Ma tu devi il tuo nome a Hollywood"
    "Se me lo chiedi ti dico che Hollywood è diventata famosa grazie a me"
    "Pensi che eri più grande di Hollywood?"
    "Hollywood non è stata la ragione del mio successo. Io ero famoso perché ero Michael Jackson. Non sono d'accordo nel dire che Hollywood ha dato un grande contributo alla mia carriera."
    "Chi lo diede, allora?"
    "Io, naturalmente" Disse sicuro di se
    "Io ho contribuito a ciò che sono diventato come artista"
    "Così ciò che è negativo è di qualcun altro e tutto il positivo appartiene a te?"
    "Si, percé non ho mai contribuito a qualcosa di negativo . Di conseguenza qualcun altro deve essere il responsabile."
    "Chi potrebbe essere?"
    "Lo saprai man man che procederemo nella stesura del libro"
    "Ti piace l'idea di questo libro?"
    "Si, sennò non avrei mai acconsentito " Disse con un'espressione gradevole.
    "Cosa ti ha attratto di più di questo libro?"
    "Che avrei potuto esprimermi senza paura, apprensione o oppressione emotiva."
    "E' come rivivere la mia vita, senza rivivere il dolore. Penso sia bellissimo"
    "Chi dovrebbe leggerlo, secondo te?"
    "Le persone che avrebbero voluto sapere di me, dovrebbero assolutamente leggerlo. " rispose.
    "Sapere che cosa, di te?"
    "Tutto: Qualunque cosa essi pensino, la troveranno qui"
    "E cosa pensi abbiano bisogno di sapere su di te?"
    "Per per prima cosa, se io ho mai molestato dei bambini" Senza dubbio in suo comportamento era strano.
    "Qui ti sbagli"
    "No, ne sono sicuro, ho ragione" Il suo sorriso era gelido.
    "E' per questo motivo che incolpi la tua celebrità di averti trasformato in mostro? Perché sminuisci ciò che hai , soltanto a causa di un pugno di persone malvagie?"
    "Forse, ma mi sentii intrappolato perché ero famoso, tutti credevano alle terribili cose che si dicevano su di me. La gente pensa che le persone ricche e famose debbano essere riprese e penalizzate a causa del loro successo. Perciò contribuiscono appassionatamente all'umiliazione di quelli che etichettano come celebrità"
    "Pensi che i tuoi fans abbiano contribuito alle tue disgrazie?"
    "Lo penso poiché è parte della natura umana. Quando vediamo che tra di noi c'è una persona che ha il mondo ai suoi piedi, mentre per la maggior parte degli altri ci sono fatica e lavoro per arrivare alla fine del mese, coviamo rancore verso questa persona. Può essere a livello di inconscio, ma cova sotto la cenere, ribolle e per ripicca nel momento in cui il fortunato b******o è vulnerabile, noi ci riuniamo per vederlo umiliato e sconfitto. A me è successa la stessa cosa."
    "I tuoi fans hanno avuto un comportamento così crudele?"
    "No, non è crudele. Te l'ho detto è la natura umana e sarà sempre così."
    "Dovresti essere biasimato per questo?"
    "Io biasimo la celebrità che è come una nebbia che ti inghiotte così le persone non ti vedono più come essere umano. La celebrità Hollywoodiana , splendente, urlante,dai colori intensi ti copre come una carta da regalo e nessuno sa cosa c'è dentro al pacchetto. La gente dimentica il tuo aspetto reale e diventa emotivamente indisponibili. Le persone che chiamiamo fans dimostrano la mentalità comune; sono pretenziosi, critici ma distanti dal loro idolo. Essi vogliono eccitazione ed intrattenimento dal loro eroe e gli scandali sono molto eccitanti, vero?"
    "Suona spiacevole" Osservai.
    "Si, una spiacevole situazione che si ripete con i più famosi."
    "La celebrità vale questa pena?"
    "Dipende dalle persone, Alcune pensano che uno scandalo sia una spinta per la carriera, altri no" E' una decisione più personale che manageriale."
    "Cosa ne pensi?"
    "Sono dispiaciuto per la situazione", disse scuotendo la testa," essere coinvolto e affrontare uno scandalo della più orribile natura è terribile. Mi ha colpito molto profondamente a livello emotivo. Mi ha distrutto dentro e fuori."
    "Quanto ti è costato tutto questo?"
    "Dimmi prima il tuo nome" Mi chiese all'improvviso. Forse aveva bisogno di tempo per pensare alla domanda che gli avevo appena fatto.
    Lo spirito aveva ragione, non mi ero ancora presentata perché non lo avevo ritenuto importante. Oppure il motivo poteva essere più di quello che avevo detto a lui o a me stessa.
    "Perchè perdiamo tempo senza motivo?" Chiesi.
    "Tu mi chiami col mio nome, giusto?" Disse l'anima sembrando offesa."
    "Tutti ti chiamano col tuo nome" Obiettai
    "Voglio conoscere il tuo" Disse con insistenza.
    "Forse più tardi" Ero irritata dal suo atteggiamento irascibile.
    "il tempo non è chiuso in scatole ordinate. Io ti sto chiedendo come ti chiami adesso e tu dovresti rispondermi adesso" Stava diventando insolitamente complicato.
    "Non sono a mio agio nel dire il mio nome ad un fantasma" Alla fine la verità uscì. Io volevo che il fantasma capisse quando fosse strana, per me ,la situazione.
    "Allora io non sono a mio agio per dirti nient'altro" Apparentemente il fantasma non aveva alcuna grande preoccupazione per il mio trauma emotivo.
    "I nomi non hanno importanza" Risposi in modo sensibile e filosofico.
    "Allora non usare il mio nome" Rispose e io mi sentii esasperata.
    Decisi di ignorare lo spirituale capriccio dell'anima e di procedere con il mio lavoro.
    "Rispondi prima alla mia domanda" Chiesi al fantasma imbronciato.
    "Dimmi il tuo nome" fu l'insistente domanda. Pensai si stesse concedendo il piacere di una ingegnosa battaglia con me, e sapevo che non avrebbe lasciato perdere.
    Disperata gli dissi il mio nome.
    "Cosa significa?" Chiese
    "Non lo so" Ero annoiata e sconsolata.
    "Avrà sicuramente un bel significato" Rispose gentilmente
    "Non lo so" Tagliai corto frastornata dalla sua improvvisa indagine.
    "Adesso siamo a posto" Rispose garbatamente.
    Dopo questo, prima di andare a letto, recitai le mie preghiere anche se ero esausta e priva di ogni energia dopo la discussione. Era già tardi ma prima di andarmene chiesi al fantasma di promettermi che sarebbe tornato per raccontarmi tutta la sua storia. Mi addormentai non appena la mia testa toccò il cuscino ma sapevo che l'anima sarebbe rimasta sveglia nella morte come nella sua vita.

    Fine secondo capitolo


    La presente traduzione è a cura di LoveIsMagical in esclusiva per A Place With No Name Forum. In caso di diffusione integrale o parziale è obbligatorio riportare il link della fonte originale e i dovuti crediti.

     
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