Journey to Justice" (1996) Johnnie Cochran Racconta gli episodi del 1993

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    Journey to Justice" (1996) Johnnie Cochran Racconta gli episodi del 1993



    In un libro dal titolo" Journey To Justice" del 1996, l'avvocato difensore era presente all'epoca delle prime accuse di pedofilia, racconta cosa accadeva.
    Original source readable from here: http://jetzi-mjvideo.com/books-jetzi-01/96...6cochran0e.html


    Come tanti altri americani alla fine del 1993, stavo seguendo con interesse la crescente controversia che circondava la superstar musicale Michael Jackson. I genitori di un ragazzo, che aveva fatto amicizia con Michael, affermavano che Jackson aveva tradito la loro fiducia e molestato il figlio. Questo era scioccante, un’accusa potenzialmente devastante contro un intrattenitore adorato da decine di milioni di fan in tutto il mondo. L'accusa si abbatté con particolare forza nella comunità afro-americana, dove Jackson era molto ammirato.

    Come molte superstar, Jackson era praticamente prigioniero della sua travolgente celebrità. Si fida per un consiglio, su un piccolo cerchio di consiglieri intimi, uno dei quali è l'attrice Elizabeth Taylor. Nel dicembre del 1993, ricevetti una telefonata da un vecchio amico, Neil Papiano, uno degli avvocati di primo piano più importanti del paese.

    "Johnnie", disse, "Penso che tu stia per ricevere una chiamata da uno dei miei clienti, forse il mio cliente più famoso, Elizabeth Taylor. Lei è molto preoccupata per Michael Jackson, al quale lei è molto vicino. Lei è molto preoccupata per tutto questo casino sulle molestie e mi ha chiesto chi penso che possa essere il miglior avvocato che lo possa rappresentare. Johnnie" disse Neil,"le ho detto che tu saresti la mia scelta, che so che potresti aiutare questo giovanotto”.
    “Non voglio che tu sia sorpreso se lei chiamasse ". Neil inoltre ha tenuto a informarmi che la sua cliente doveva essere chiamata "Elizabeth", mai come "Liz".

    L'ho ringraziato profusamente e ha cercato di far finta di non essere ansioso in attesa di quella chiamata. Ero agitato. Non era solo la prospettiva di rappresentare una celebrità così conosciuta. La soddisfazione evidente della stampa scandalistica che stava volendo il tracollo potenziale di una superstar, mi colpì non solo per la vigorosa meschinità, ma anche per l’attenzione.

    Poche ore dopo, Jan Thomas, la nostra addetta alla reception, mi telefonò. Ora chiamare Jan una addetta alla reception è come chiamare Michael Jordan "un giocatore di basket." Lei è indispensabile per la nostra società, l’unica donna al centro nevralgico; esulta alle nostre vittorie e punzecchia le nostre presunzioni. Ma quel pomeriggio, anche lei sembrava alquanto impressionata.

    "Capo", disse con il suo tono amichevole, "Elizabeth Taylor è in linea, ed è Elizabeth Taylor. "
    La signora Taylor era affascinante, ma pragmatica, ovviamente era molto preoccupata per il suo amico. "Ho sentito parlare molto di te", disse, "e mi chiedevo se tu potessi venire a casa mia venerdì in modo che noi e le altre persone coinvolte possano conferire di persona."

    Presi il suo indirizzo e accettai di andare a casa sua in un quartiere che si affaccia Beverly Hills il venerdì seguente. Quando arrivai, fui accompagnato in un bellissimo soggiorno. Sandy Gallin, manager di Michael, era già lì, insieme a Bob Jones confidente di Jackson da lungo tempo, così come l’avvocato Bert Fields e un mucchio di specialisti di pubbliche relazioni, compreso uno dei pezzi grossi di Washington che era arrivato in aereo in giornata. Sia io che Neil Papiano individuammo il mio amico Howard Weitzman, che stava rappresentando Michael sulla questione. Abbiamo bighellonato un pò e fatto due chiacchiere per qualche istante prima di essere raggiunti da Elizabeth Taylor.

    "Voglio che tu rappresenti Michael", mi disse.
    Cominciai a fare domande sulla posizione del caso. Tuttavia, con mio completo stupore, nessuno poteva dirmi se era stato emesso o no un mandato di arresto per Michael Jackson. Parlammo per le due ore successive, ed era chiaro che il mio punto di vista era radicalmente diverso da quasi quello di tutti gli altri nella stanza, tranne, forse, Elizabeth Taylor. Quello che volevo sapere era: qual è lo stato delle indagini penali, se ce n'è uno? Infine, Elizabeth mi guardò e disse: “Johnnie, penso che la tua domanda su questo mandato sia valida. Possiamo ritornare a quella?"

    "Credo che dovremmo," dissi. "Guardate, ragazzi, la prima cosa che devo fare è scoprire se c'è un mandato per lui e se posso dargli qualche assicurazione che non sarà arrestato quando scende dall'aereo in questo paese."
    "Come possiamo fare per venire a saperlo?" chiese Elizabeth.
    "Beh", risposi "alle tre del pomeriggio, incontrerò in centro Gil Garcetti, il procuratore distrettuale, per un altro caso. Chiederò a lui. "

    Elizabeth, che ovviamente apprezzava una soluzione diretta, sorrise, e sapevo che la mia posizione sul caso era diventata un pò più stabile. Un'ora più tardi, parlai con Gil Garcetti e spiegai che ero stato ingaggiato per rappresentare Jackson e gli chiesi se era stato emesso qualche mandato. Mi disse che non ne aveva. Chiesi poi che, caso mai se fosse stato ottenuto un mandato, mi avrebbe contattato e permesso di predisporre una resa dignitosa, piuttosto che semplicemente arrestare Michael. Gil era d’accordo.

    Di buon mattino, Michael Jackson, che era in Europa, telefonò a casa mia. Ovviamente era sollevato, e andammo d’accordo immediatamente. Era la prima di molte lunghe chiacchierate telefoniche che abbiamo avuto da allora. Ma ciò che più mi impressionò fu la prima cosa che mi disse.
    "Io sono innocente, Johnnie", disse categoricamente.

    Spiegai a Michael i miei piani per coinvolgere nel suo caso il mio socio Carl Douglas, ex difensore di ufficio. Carl e Eric Ferrer sono due dei migliori avvocati della nostra azienda. Carl è un avvocato fantastico con una capacità sorprendente per il duro lavoro e la disponibilità di allinearsi emotivamente con i suoi clienti. Ero sicuro che lui e Michael si sarebbero piaciuti a vicenda, e così fecero.

    Un paio di giorni dopo, Carl ed io guidammo fino all'aeroporto di Santa Monica, dove l’elicottero privato di Michael era in attesa di volare per noi verso il suo rifugio famoso, Neverland a Santa Barbara, a nord di Los Angeles.
    Si tratta, come suggerisce il nome, di un posto deliberatamente magico, con la sua vasta dimora, lo zoo privato e uno splendido parco di divertimenti. C'è musica dappertutto, e, nel minuto che uscii dall’elicottero, capii che questo ambiente incantato era stato completamente progettato per rafforzare e mantenere il senso di meraviglia innocente così cruciale per l'arte di Michael.
    Ricordo, mi voltai verso Carl dicendo: "Non possiamo lasciare che questo giovane sia distrutto. Ci ha detto che è innocente".

    Sapevo anche che a quel punto i genitori della presunta vittima avevano licenziato il primo avvocato, una chiassosa conduttrice part-time di un talk show radiofonico di nome Gloria Allred, e assunsero Larry Feldman, uno dei migliori avvocati del paese. Feldman è un uomo alto, magro, leggermente stempiato, con lineamenti perfetti e uno stile leggendario con le giurie. Se volete immaginare il suo stile in tribunale, immaginate come potrebbe essere stato Abe Lincoln se fosse stato al bar-mitzvah (cerimonia ebraica, ndt). Larry è un avversario più che temibile, ma so anche che lui è un professionista convinto dello stesso tipo di difesa in cui credo, incentrata sul cliente.

    Poco dopo Michael apparve ai “NAACP’s Image Awards”, dove la sua apparizione a sorpresa provocò cinque minuti di standing ovation. Impegnato con la propria carriera, non si era in precedenza molto interessato nelle vicende della comunità nera. Pensai che fosse essenziale che vedesse se stesso come il serbatoio di orgoglio e di simpatia che il suo popolo aveva mantenuto per lui. Ne fu toccato e, credo, un pò sorpreso. So che per lui il sostegno è stato fonte di conforto e di forza durante il suo calvario e, forse più importante, qualcosa per lui su cui riflettere dopo.

    Dal punto di vista di un avvocato, Michael era ed è un cliente ideale. Lui è intelligente, eloquente, e decisivo. Meglio ancora, egli sollecita il consiglio, quando ne sente il bisogno, ascolta con attenzione, e segue il consiglio alla lettera.
    Larry Feldman ed io ci sedemmo per negoziare sotto gli auspici di un giudice in pensione che avevamo impegnato, in quanto la legge della California lo consente.
    Non ho mai affrontato un avversario più duro, più intelligente, o più abile. Sia Larry che io abbiamo deciso che sarebbe stato negli interessi migliori dei nostri clienti, mettere questa faccenda alle spalle e permettere loro di andare avanti con le loro vite. Era il compleanno di Martin Luther King.

    Tenemmo una conferenza stampa all'aperto a Santa Monica per annunciare l’accordo. Howard, Larry, Carl, eravamo tutti lì. C’erano anche più di 250 giornalisti. Appena Carl ed io ci siamo incamminati verso la mia macchina, mi ricordo di aver alzato gli occhi e di aver visto gli elicotteri sopra la testa che ci riprendevano.
    Mi voltai e sussurrai a Carl, che sembrava un pò stordito dalla scena, "Dai un'occhiata a questo, ragazzo mio, non vedrai mai più niente di simile nella tua vita."

    Come entrambi eravamo in procinto di scoprire, non mi ero mai sbagliato così completamente.

    Traduzione a cura di Niki64.mjj MJFanSquare.
     
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